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Anziani in riabilitazione: capacità vitale e sopravvivenza
Dall'esame di pazienti anziani con disabilità impegnati in un periodo di riabilitazione, risulta che il migliore indice predittivo di sopravvivenza a 2 anni è la capacità vitale, insieme ad alti valori di albumina e a un basso Charlson comorbidity index score. Il dato emerge da uno studio prospettico trasversale effettuato da un gruppo di ricercatori guidato da Alessandra Marengoni dell'Unità geriatrica dell'università di Brescia su 243 persone di età pari o superiore a 65 anni, arruolate lungo un periodo di 12 mesi (2007-8) e seguite per 2 anni. Sono stati identificati alcuni possibili fattori predittivi di sopravvivenza da un ampio spettro di caratteristiche demografiche, cliniche (Charlson comorbity index, dati di laboratorio), nutrizionali (Mini-nutritional short-form, analisi bio-impedenzometrica) e respiratorie (spirometria). Si sono quindi utilizzati modelli di regressione logistica per valutare l'associazione tra le caratteristiche dei pazienti e la sopravvivenza. L'86,3% dei partecipanti (n=189) era vivo dopo 2 anni di follow-up. Vari elementi sono risultati significativamente associati alla sopravvivenza: l'età inferiore, un migliore stato funzionale alla dimissione, un più basso Charlson index score, valori più elevati di emoglobina e albumina alla dimissione,i valori più bassi di glicemia basale a digiuno, la capacità vitale e quella inspiratoria. Nel modello multivariato, i più alti valori di capacità vitale e albumina erano associati con la sopravvivenza (odds ratio, rispettivamente: 6,2 e 3,7) mentre il Charlson comorbidity index (0,77) e il genere maschile (0,23) hanno mostrato una correlazione inversa.
Eur J Intern Med, 2012 Apr 4. [Epub ahead of print]

 
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