Melatonina nell'insonnia da Anti Ipertensivi
Chi tende a soffrire di insonnia insorta come effetto collaterale dei farmaci antipertensivi, che deve necessariamente assumere per mantenere la pressione arteriosa entro livelli di sicurezza e contenere il rischio cardiovascolare, può ritrovare un sonno sereno grazie alla melatonina, sostanza notoriamente coinvolta nella regolazione dei cicli sonno-veglia in funzione della quantità di luce ambientale e già utilizzata per contrastare diverse forme di insonnia e il jet-lag. In base ai risultati di uno studio recentemente pubblicato sulla rivista scientifica Sleep, i pazienti ipertesi in trattamento con farmaci beta-bloccanti che avevano assunto regolarmente melatonina per tre settimane riuscivano ad addormentarsi più in fretta e a mantenere un sonno di buona qualità più a lungo rispetto al gruppo di controllo che non la assumeva. In particolare, i ricercatori hanno osservato che tra i primi il sonno arrivava in media 14 minuti prima e che i risvegli durante la notte si riducevano dal 20% al 12%. Inoltre, dall'analisi polisonnografica è risultato che in chi assumeva melatonina la fase 2 del sonno (corrispondente allo stadio più profondo e ristoratore) durava ben 41 minuti più a lungo. Benché si tratti di dati ottenuti su un piccolo numero di pazienti (soltanto 16) e, quindi, da confermare, queste indicazioni appaiono estremamente interessanti perché la melatonina potrebbe non soltanto offrire un mezzo semplice e innocuo per migliorare il sonno e la qualità di vita dei pazienti ipertesi, ma anche rappresentare indirettamente un intervento coadiuvante per tutelare la salute cardiovascolare. In chi dorme poco e male lo stato di contrazione delle arterie e i meccanismi di regolazione della pressione non si allentano durante la notte, ostacolando in parte l'azione antipertensiva dei farmaci. Migliorare il sonno e aumentarne la durata potrebbe, quindi, permettere ai beta-bloccanti di agire in modo ottimale.
Sleep 2012;35(10):1395-402.