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Densitometria nell’osteoporosi: quante farne
Un’altra densitometria ossea (BMD) a quattro anni di distanza dalla pima sposta di poco la valutazione del rischio di frattura osteoporotica negli anziani non trattati, mettendo in serio dubbio l’attuale consuetudine di ripetere una BMD ogni due anni. Lo afferma Sarah Berry, geriatra dell’Institute for Aging Research, Hebrew SeniorLife, di Boston in uno studio appena pubblicato su JAMA. «La misurazione della densità minerale ossea è importante nella gestione dell’osteoporosi, tanto che per iniziare il trattamento farmacologico servono proprio i risultati della BMD combinati ai punteggi di valutazione del rischio di frattura» osserva la ricercatrice, aggiungendo tuttavia che nonostante l'utilità dell’esame, la necessità di ripeterlo a intervalli risulta poco chiara. «Medicare rimborsa una BMD ogni due anni, indipendentemente dal valore basale e senza restrizioni sul numero di test. E a conti fatti il 22 per cento dei pazienti Medicare sottoposti a BMD ne fa un’altra entro tre anni. Ma data la necessità di ridurre i costi sanitari migliorando nel contempo la qualità delle cure, è importante capire la reale utilità di uno screening ripetuto» rileva Berry, che assieme ai colleghi ha verificato se le variazioni della densità minerale ossea rilevate a quattro anni di distanza dalla prima BMD forniscono informazioni in più sul rischio di frattura. «Il trial ha coinvolto 310 uomini e 492 donne del Framingham Osteoporosis Study, età media 75 anni, sottoposti tra il 1987 e il 1999 a due BMD del collo femorale distanziate di 4 anni. L'esito primario era la misura del rischio fratturativo d’anca o di altre ossa nel corso del 2009 o nei 12 anni successivi alla seconda BMD» spiega la ricercatrice. E dopo un follow-
JAMA 2013, sept 25