Esercizio fisico non sempre benefico per il cuore
La possibilità che si verifichino risposte metaboliche avverse nel corso del normale esercizio fisico, con peggioramento dei fattori di rischio cardiovascolari e del diabete, è frequente e differisce nei singoli individui. Quindi, l'identificazione dei fattori predittivi di tali risposte e lo studio della possibilità di prevenirli potrebbe offrire in futuro la base per una prescrizione personalizzata dell'attività fisica. È la conclusione di una ricerca coordinata da Claude Bouchard, dello Human genomics laboratory di Baton Rouge (Louisiana, Usa). Su 60 individui sottoposti a tre diverse misurazioni, in un periodo di 3 settimane, sono stati calcolati la variazione della pressione arteriosa sistolica a riposo, della colesterolemia-Hdl plasmatica, della trigliceridemia e dell'insulinemia a digiuno, si è calcolato l'errore tecnico, inteso come deviazione standard all'interno di un soggetto di tali misurazioni. È stata quindi definita risposta avversa la “modificazione indotta dall'esercizio che determina il peggioramento di un fattore di rischio al di là dei margini di errore di misura e delle variazioni quotidiane attese”. Su queste valutazioni, si è considerata avversa una risposta se la variazione pressoria raggiungeva almeno i 10 mm Hg, l'aumento di trigliceridemia era di almeno 0,42 mmol/L, quello di insulinemia di almeno 24 pmol/L o se la diminuzione di colesterolemia-Hdl era di almeno 0,12 mmol/L. Utilizzando questi parametri sono stati analizzati i dati di individui partecipanti a 6 diversi studi di intervento sull’esercizio fisico, per un totale di 1687 tra uomini e donne. Utilizzando le definizioni sopracitate, 126 persone (8.4%) hanno manifestato una modificazione avversa nell'insulinemia. Il numero degli “adverse responders” ha raggiunto il 12,2% per la pressione arteriosa sistolica, il 10,4% per la trigliceridemia e il 13,3% per la colesterolemia-Hdl. Circa il 7% dei partecipanti ha evidenziato reazioni avverse in due o più fattori di rischio.
PLoS One, 2012; 7(5):e37887