Menu principale:
Postinfarto, svantaggiate le donne fumatrici
Il fumo ha conseguenze più deleterie sulla donna rispetto all’uomo in termini di prognosi dopo un evento acuto coronarico. Questa differenza di genere è stata evidenziata dal norvegese Morten Grundtvig, dell’Innlandet Hospital Trust di Lillehammer. Grundtvig e il suo gruppo hanno seguito per un massimo di otto anni 2281 pazienti (37 per cento donne) dimesse dal ricovero tra il 1998 e il 2005 per infarto miocardico. Durante questo periodo il 55 per cento di tutti i pazienti è deceduto. Gli anni di vita perduti sono stati 10,3 per i fumatori, 6,4 per gli ex fumatori e 5,4 per i non fumatori. Ma le donne hanno la sorte peggiore: rispetto ai maschi fumatori, hanno perso 1,8 anni di vita in più. Si tratta di una ulteriore conferma di quella medicina di genere che evidenzia in modo ricorrente numerosi svantaggi a carico della donna in termini di salute e morbilità. In passato il fenomeno è stato spesso poco conosciuto, più che trascurato o poco considerato, soprattutto per la frequente tendenza e utilizzare in modo limitato il campione femminile. Ciò anche per ragionevoli ragioni etiche e scientifiche: il rischio di gravidanza, l’interferenza con un sistema ormonale molto più complesso hanno spesso rappresentato per i ricercatori un limite che si è voluto superare ricorrendo soprattutto a pazienti maschi, nell’ipotesi – poi smentita – che gli stessi risultati potevano essere applicati anche al genere femminile. Invece, la maggiore attenzione alla cosiddetta medicina di genere ha evidenziato che, caso per caso e malattia per malattia, l’esposizione degli uomini e delle donne al rischio di eventi patologici è diverso, spesso in misura considerevole, meritando un accurato approfondendo delle ricerche cliniche in senso mirato.
Morten Grundtvig et al: Reduced life expectancy after an incident hospital diagnosis of acute myocardial infarction — Effects of smoking in women and men. 20 August 2012, International Journal of Cardiology