Diabete II e disturbo post-traumatico da stress
Per ragioni ancora ignote, le persone che soffrono di disturbo post-traumatico da stress (PTSD) per periodi prolungati sono esposte a un maggior rischio di sviluppare diabete di tipo 2. L'associazione tra le due patologie, già evidenziata nell'ambito di studi condotti su reduci (popolazione caratterizzata da un'elevata incidenza di PTSD a causa della permanenza protratta in territori di guerra), è stata recentemente confermata da uno studio olandese condotto su oltre 105mila adulti migranti in condizioni particolarmente disagiate e profughi richiedenti asilo. In particolare, i ricercatori dell'Università di Amsterdam (Paesi Bassi) hanno rilevato una prevalenza di diabete di tipo 2 superiore del 40% tra i migranti uomini con PTSD rispetto a quelli di età paragonabile che non presentavano il disturbo psichiatrico. Tra le donne migranti l'aumento della prevalenza di diabete di tipo 2 era meno marcato, ma comunque rilevante: pari al 22%. Questi aumenti del rischio dell'alterazione del metabolismo glucidico sono risultate sovrapponibili a quelle riscontrate in uomini e donne migranti affette da depressione, due sottopopolazioni caratterizzate da una prevalenza di diabete di tipo 2 aumentata rispettivamente del 47% e del 27%. L'associazione tra problemi psichiatrici e diabete, invece, veniva meno quando PTSD e depressione erano contemporaneamente presenti nello stesso soggetto. Che cosa ci dice questo studio? Innanzitutto, che il disturbo post-traumatico da stress non va sottovalutato, ma curato tempestivamente in modo specifico, non soltanto nell'ottica di migliorare il benessere psichico e la qualità di vita, ma anche per tutelare l'equilibrio metabolico e la salute cardiovascolare. In secondo luogo, le nuove evidenze ribadiscono lo stretto legame esistente tra controllo dello stress, tono dell'umore e regolazione ormonale, evidenziando una volta di più come l'organismo sia un unicum inscindibile e che ogni suddivisione concettuale tra mente e corpo è quanto mai approssimativa.
Eur J Public Health 2012;22(5):658-62.