Omega3 moderatamente protettivi sul rischio cerebrovascolare
Una revisione sistematica della letteratura coordinata da Rajiv Chowdhury dell’università di Cambridge evidenzia una moderata associazione inversa tra l’assunzione di pesce grasso, ricco di acidi omega-3, e il rischio cerebrovascolare. Mentre, infatti, molti studi confermano che l’assunzione regolare, in particolare, di acido eicosapentaenoico e di acido docosaexaenoico, di cui queste specie ittiche sono molto ricche, si associa alla riduzione di aritmie, disfunzioni endoteliali, livelli dei trigliceridi circolanti e infiammazione, non era altrettanto chiaro l’effetto sulle patologie cerebrovascolari. Per questo motivo, gli autori hanno avviato una ricerca delle evidenze pubblicate sinora, rinvenendo 26 studi di coorte prospettici e 12 trial randomizzati controllati, che hanno esaminato in tutto 794.000 soggetti, riportando 34.817 outcome cerebrovascolari.
Negli studi prospettici che hanno valutato l’efficacia di diverse categorie di pesce, si è visto che un numero di porzioni variabile dalle due alle quattro ogni settimana comporta un rischio relativo di 0,94 rispetto al consumo massimo di una porzione settimanale; rischio che scende a 0,88 con almeno cinque porzioni. Tuttavia, l’analisi dei biomarcatore relativi circolanti mostra che, rispetto al terzile inferiore, quello superiore si associa a un rischio relativo di 1,04, mentre scende a 0,90 se si considera l’assunzione di omega-3 attraverso l’alimentazione. Nei trial randomizzati controllati, il rischio relativo associato all’assunzione di integratori di omega-3 a catena lunga nella prevenzione primaria è stata si 0,98 e nella prevenzione secondaria di 1,17.
Riassumendo, la revisione mostra che un maggior consumo di pesce si correla in misura moderata ma statisticamente significativa con un ridotto rischio di eventi cardiovascolari, mentre al contrario l’assunzione di integratori o la presenza di biomarker circolanti non mostra lo stesso tipo di associazione.
Gli autori ipotizzano che i benefici osservati nel consumo di pesce possano essere dovuti non solo agli omega-3 ma a una combinazione di elementi nutritivi interagenti, quali la vitamina D e quelle del complesso B, aminoacidi e diverse sostanze, come arginina, taurina, selenio, calcio, magnesio, potassio e iodio. Inoltre l’alimentazione a base di pesce potrebbe associarsi alla corrispondente diminuzione del consumo di alimenti considerati rischio, come la carne rossa. Infine, l’elevato consumo di pesce potrebbe semplicemente essere indicativo di uno stile di vita più sano e a uno stato socioeconomico più elevato, entrambi fattori associati a una riduzione del rischio vascolare.
BMJ 2012;345:e6698